Le risorse dismesse possono diventare ecosistemi dinamici e sostenibili? Le tante aree abbandonate – oggetto di studio di numerosi studiosi italiani e stranieri – posspno essere trasformate in luoghi attivi e portatori di innovazione?
La letteratura contemporanea in materia di urbanistica e di architettura mostra numerosi casi di abbandono di borghi, di beni rurali ed industriali, e spesso racconta, contempla e svela episodi di rigenerazione di tali spazi dismessi. Ad oggi, tuttavia, è poca l’attenzione rivolta da queste discipline ai metodi gestionali adottati e pochi si domandano: questi casi possono e riescono ad essere realmente sostenibili? Contribuiscono veramente a generare innovazione culturale e sociale nell’ambiente urbano? Sviluppano davvero nuovi network e servizi per la città o sono soltanto “piattaforme” isolate e a sé stanti? E in ultimo, contribuiscono realmente a trasformare il tessuto urbano circostante?
Per rispondere a queste domande, questa attività di ricerca è fondata su un approccio metodologico attivo – con sopralluoghi esplorativi di questi luoghi dell’innovazione localizzati in differenti Stati Europei – interrogandosi su queste realtà, sugli attori coinvolti, sugli effetti sul territorio ed intervistando i cittadini, gli amministratori locali e gli imprenditori sociali. Ad oggi sono stati analizzati circa 50 casi di beni industriali riattivati, 15 dei quali sono stati esplorati ed “interrogati”. Da queste analisi e studi sul campo è emerso che queste realtà non sono casi di mero riuso degli spazi dismessi, non generano soltanto nuova “vita” nello spazio, ma producono nuovi cicli di vita, continui nel tempo.
Questo è garantito dalla presenza di modelli innovativi di gestione delle risorse che promuovono forme imprenditoriali di tipo sociale volte a generare benefici per la popolazione, nuovi servizi, un miglior uso delle risorse e nuova economia. Inoltre, i risultati di questa ricerca evidenziano nuove forme di collaborazione tra gli attori del territorio, con forme innovative di governance che favoriscono la cooperazione tra imprenditori sociali, cittadini ed amministrazioni locali. Laddove si evince questo tipo di interazione, è possibile osservare un migliore sviluppo sostenibile dei territori, specialmente quelli marginali localizzati nei pressi dei centri storici delle città, negli spazi periferici, peri-urbani e rurali. Questi episodi di ri-ciclo socialmente innovativo, dunque, portano nuovi servizi e supporto sociale per gli immigrati e gli altri cittadini (vedi il caso del Faust ad Hannover), nuovi posti di lavoro per gli abitanti della città e del territorio circostante (vedi il caso delle saline di Salinas de Añana), spazi urbani rinnovati che diventano “piazze” per le comunità (vedi i casi del Matadero di Madrid o i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo), luoghi di cultura (vedi il caso di Spinnerei a Lipsia), luoghi di produzione (vedi il caso della Real Fábrica de Cristales di La Granja) e luoghi di collaborazione e di riscoperta d’identità, di luoghi preziosi nascosti e di saperi locali (vedi i casi di Ex Fadda a San Vito dei Normanni o di Periferica di Mazara del Vallo).
Un esempio emblematico di ri-ciclo socialmente innovativo è il caso delle saline di Salinas de Añana, situate nell’area rurale di Vitoria-Gasteiz, in Spagna. Si tratta di un bene industriale e di un paesaggio culturale che aveva perso lentamente la sua vocazione produttiva, fino quasi alla sua totale dismissione. Grazie all’interesse della comunità locale e dell’amministrazione comunale, negli anni ‘90 è stata sollecitata una forte pressione – anche a livello mediatico – sullo stato di abbandono e di degrado delle saline di Salinas de Añana, affinché queste venissero riconosciute come patrimonio e quindi riattivate. Si deve aspettare, tuttavia, l’anno 2000 per l’inizio del processo di ri-ciclo socialmente innovativo, che vede coinvolti differenti attori, tra cui la cittadinanza, il comune di Salinas de Añana e il Governo di Álava. Nel 2005 iniziano ad essere sviluppate delle prime attività all’interno delle saline e nel 2009 viene costituita l’impresa sociale “Fundación Valle Salado”. Grazie a questa nuova attività imprenditoriale, all’interesse dei cittadini e delle amministrazioni locali, sono stati sviluppati nuovi cicli di vita per le saline. Ad oggi, la piccola cittadina di Salinas de Añana è un luogo di flussi di nuovi abitanti, lavoratori e residenti provvisori; è un centro urbano in cui sono nate nuove attività imprenditoriali e commerciali, e conseguenti posti di lavoro; è un tessuto ricco di servizi sociali, culturali e turistici.
L’impresa sociale ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del bene e del territorio, poiché promuove numerosi servizi, offerte educative e di tirocinio, esplora e valorizza l’identità e l’artigianato locale, ed infine, produce il sale gourmet di Añana e innova l’offerta commerciale. Le attività dell’impresa sociale favoriscono un miglior utilizzo di questa risorsa, preservano il paesaggio culturale e l’habitat naturale, rispondono ad esigenze locali e promuovono nuove forme di economia continue nel tempo grazie alla vendita del sale e dei servizi socioculturali offerti. Queste attività garantiscono un approccio sostenibile dal punto di vista economico, sociale, culturale ed ambientale, e genera un impatto strutturale sul bene e sul contesto urbano e rurale. La cittadina di Salinas de Añana, infatti, è oggetto di un piano di riqualificazione urbana che promuove una migliore qualità urbana e territoriale e la creazione di network tra beni locali. I risultati di questa ricerca mostrano degli effetti positivi e uno sviluppo sostenibile del territorio, grazie alla cooperazione tra attori locali, la messa in rete delle risorse e la riqualificazione dello spazio urbano e rurale.
Questi luoghi dell’innovazione, tuttavia, non sono soltanto luoghi ricchi di qualità, ma in essi sono presenti molteplici contraddizioni. Sono luoghi che includono, coinvolgono le comunità, ma allo stesso tempo separano con barriere fisiche, con muri e cancelli (vedi i casi del Matadero di Madrid o i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo); sono luoghi che hanno l’energia e la forza per creare innovazione urbana, ma che spesso non sono realmente supportati dalle amministrazioni comunali o sono ostacolati da azioni criminali e da intimidazioni (vedi il caso di Periferica a Mazara del Vallo e il Patto Rigenerata); sono luoghi di particolare pregio architettonico e paesaggistico, ma che rischiano di mercificare queste risorse ai soli fini turistici (vedi il caso delle saline di Salinas de Añana o Zeche Zollverein ad Essen); sono luoghi che promuovono attività culturali, con attività artigianali, danza e teatro, ma che rischiano di essere omologati, mono-settoriali e spazi urbani non diversificati (vedi il caso di Spinnerei a Lipsia), sono luoghi di produzione e di cultura, ma che rischiano di essere “musealizzati” e non più permeabili (vedi il caso della Real Fábrica de Cristales di La Granja); sono luoghi inclusivi, fisicamente aperti e privi di barriere, ma che allo stesso tempo diventano piccole isole socio-culturali (vedi il caso del Faust ad Hannover).
Pertanto, mi chiedo, esiste un paradigma, un modello, delle linee guida, un libro sul buon funzionamento del ri-ciclo socialmente innovativo? A questo sto lavorando e alcune delle mie riflessioni sono riportate nelle seguenti pubblicazioni.
- Scaffidi F. (2021a), Social Innovation in Productive Assets Redevelopment: Insights from the Urban Development Scene. In: Bevilacqua C., Calabrò F., Della Spina L. (eds.), New Metropolitan Perspectives, Smart Innovation. Springer Nature Switzerland, Systems and Technologies, 178, Cham, pp. 1003-101. ISBN 978-3-030-48278-7 ISBN 978-3-030-48278-7
- Scaffidi F. (2019), Soft power in recycling spaces: Exploring spatial impacts of regeneration and youth entrepreneurship in Southern Italy. Local Economy, 34, 7: 632–656. DOI: 10.1177/0269094219891647.
- Scaffidi F. (2016), The Social Regeneration of Brownfields as activator of peri-urban development: the Añana salt valley in Spain as a good model of brownfield regeneration. In: Schröder J., Carta M., Ferretti M., Lino B. (eds.) Territories, rural-urban strategies. Jovis, Berlin, pp. 178-183. ISBN 978-3-86859-449-2.