La pandemia da Covid-19 ha generato una condizione di incertezza socioeconomica le cui conseguenze sono ancora oggi visibili. A distanza di un anno e mezzo dall’esplosione della pandemia, l’AISRe, in occasione della conferenza annuale del 2021, ha sollecitato il dibattito degli scienziati regionali e urbani sulla cosiddetta ‘nuova normalità’ del post-Covid focalizzando l’attenzione sulle dimensioni territoriali dei fenomeni emersi.
Le principali sfide che caratterizzano la ‘nuova normalità’ riguardano, in primo luogo, le conseguenze asimmetriche della pandemia nei territori e all’interno delle società. Infatti, in un mondo già caratterizzato da crescenti disuguaglianze sociali, la pandemia rischia di esacerbare l’aumento delle disparità. La mobilità limitata, l’accesso ristretto a servizi pubblici come scuole e ospedali e la maggiore incertezza generata dall’emergenza sanitaria hanno colpito e continuano a colpire più duramente gli individui che si trovano in una condizione di relativo svantaggio economico, lavorativo ed educativo.
Le implicazioni territoriali di questi fenomeni sono estremamente rilevanti e ancora relativamente poco studiate. Esse riguardano principalmente due dimensioni.
La prima si riferisce all’impatto differenziato della pandemia sulle disuguaglianze tra i luoghi. Gli effetti della crisi sanitaria, e di conseguenza la capacità di riprendersi da tale shock esogeno, sono presumibilmente associati al livello di esposizione dei luoghi, in termini di concentrazione di popolazione e fragilità. Inoltre, capire come e perché gli effetti a lungo termine della pandemia possano (o meno) modificare strutturalmente il rapporto tra città e campagna è una sfida per gli studiosi.
La seconda dimensione delle implicazioni territoriali riguarda l’impatto differenziato della pandemia sulle disuguaglianze all’interno dei luoghi. Le grandi città, in particolare, sono i contesti con le disparità più intense e dove un ulteriore ampliamento del divario tra gli individui al vertice della scala sociale e quelli in basso ha maggiori probabilità di tradursi in malcontento e conflitto sociale.
L’effetto della pandemia sulle disuguaglianze si cumula con quello di altre profonde trasformazioni socioeconomiche, come quelle indotte nel settore produttivo e nel mercato del lavoro dall’affermarsi del paradigma dell’Industria 4.0.
In questo quadro, il ruolo delle politiche pubbliche diventa fondamentale, per mitigare gli effetti indesiderati di questi fenomeni e amplificare quelli positivi. In particolare, il programma di finanziamento Next Generation EU rappresenta un’opportunità unica per affrontare tutte queste sfide. Anche in questo caso, la comunità di scienziati regionali e urbani, con la sua esperienza di ricerca sui modelli di analisi e la valutazione delle politiche locali, può fornire indicazioni estremamente importanti ai decisori politici e alla società nel suo complesso.
Il dibattito promosso dalla conferenza è confluito nella pubblicazione di un volume dal titolo “The regional challenges in the post-Covid era”, curato da Annalisa Caloffi, Marusca De Castris e Giovanni Perucca per la collana Scienze Regionali di FrancoAngeli. Il volume presenta in tre diverse sezioni interessanti studi dedicati alle tematiche sopra ricordate.
La prima parte del libro fornisce nuove evidenze sui livelli e sulle tendenze delle disparità socioeconomiche tra le regioni e all’interno delle stesse. La seconda parte indaga le determinanti di queste tendenze, evidenziando in particolare il ruolo delle trasformazioni senza precedenti che si stanno verificando nella struttura economica e nei mercati del lavoro di regioni e città. Infine, la terza parte del libro si concentra sugli strumenti di policy per affrontare le sfide emerse nella discussione precedente. Nel loro insieme, le tre sezioni mirano a fornire un quadro dettagliato e, per quanto possibile, completo dello stato e dell’evoluzione delle disuguaglianze regionali e urbane durante la crisi pandemica, insieme a implicazioni e spunti per le politiche future.
In questo numero della rivista DiTe online presentiamo alcuni saggi che hanno discusso le dimensioni delle disparità socioeconomiche. I saggi, tratti dalla prima parte del volume, analizzano diverse dimensioni delle disparità socioeconomiche generate o esacerbate dalla pandemia, discutendone l’evoluzione sia a livello locale sia all’interno dei luoghi.
Simona Ballabio e Violetta Tucci discutono gli effetti della pandemia sui rischi di povertà. Utilizzando i dati dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (ESIH), raccolti dalla Banca d’Italia tra il 2020 e il 2021, le autrici mostrano chiaramente un aumento altamente asimmetrico dei rischi di povertà nella popolazione. Il lungo periodo di emergenza sanitaria ha ampliato le disuguaglianze sociali. Infatti, le famiglie che hanno maggiormente risentito delle restrizioni innescate dall’emergenza sanitaria sono quelle che erano (o si sentivano) già povere prima della pandemia. Inoltre, lo spazio e l’urbanizzazione non sono risultati neutrali nel mediare gli effetti della pandemia, dal momento che gli individui che vivono nei comuni piccoli e medi delle aree settentrionali e centrali sono stati i più colpiti dalla riduzione del reddito. Questa evidenza suggerisce un aumento generalizzato delle disuguaglianze economiche all’interno della società. Allo stesso tempo, essa mostra la presenza di uno squilibrio territoriale che non è coerente con il tradizionale divario Nord-Sud ma, piuttosto, favorisce le grandi città rispetto alle aree meno urbanizzate.
Il rapporto tra ambienti urbani e rurali è al centro del contributo di Chiara Agnoletti, Claudia Ferretti, Patrizia Lattarulo e Leonardo Piccini. Il loro studio nasce dal riconoscimento che alcuni dei cambiamenti nei comportamenti degli individui imposti dalla pandemia possono tradursi in un riassetto strutturale del rapporto tra ambienti urbani e rurali. In particolare, il blocco ha generato una profonda crisi per alcune attività commerciali, soprattutto quelle terziarie che si basano sulla mobilità delle persone, mentre, allo stesso tempo, ha favorito la diffusione di altre attività prima poco sviluppate, come lo smart working, l’e-commerce e la formazione a distanza. Se le città cambieranno, almeno in parte, la loro configurazione funzionale, è certamente una delle domande di ricerca più impegnative. Questo capitolo affronta questo tema, fornendo un’analisi approfondita delle scelte localizzative in Toscana. I risultati mostrano che le ridotte esigenze di mobilità stanno portando a processi di suburbanizzazione. Come discusso dagli autori, questi processi stanno ponendo diverse implicazioni in termini di disuguaglianza, soprattutto per quanto riguarda l’accessibilità ai servizi primari come la scuola e la sanità, che sono ancora raggruppati nelle grandi città.
Il contributo di Keti Lelo e Gianluca Risi, adotta una prospettiva diversa, interna alla città, poiché si concentra su un’unica area metropolitana: Roma. Lo studio analizza la dimensione fisica urbana della città di Roma – fortemente influenzata dal fenomeno dell’espansione abitativa illegale – mettendola in relazione con l’ambiente economico e sociale, evidenziando le disuguaglianze strutturali che i cittadini sperimentano, insieme alla loro evoluzione in tempi recenti e durante la pandemia. I risultati mostrano che, malgrado la crescita economica registrata nel recente passato, il sistema urbano non è riuscito a riequilibrare le disuguaglianze storiche e le polarizzazioni territoriali che, all’indomani della pandemia, si sono addirittura acuite. Questi processi hanno generato aree dinamiche e depresse, che non rispondono necessariamente al consueto paradigma centro-periferia. Il quadro complesso mostrato dagli autori mette in evidenza aree relativamente dinamiche situate ai margini della città, nonostante l’isolamento fisico e la mancanza strutturale di servizi, così come aree centrali che non hanno conosciuto un vero sviluppo, nonostante le loro caratteristiche sociali e le loro dotazioni urbane. Questo lavoro conferma che lo studio delle disuguaglianze non può basarsi semplicemente sulla divisione tra città e campagna. All’interno delle grandi città, in particolare, il divario nelle condizioni di vita e nelle opportunità degli individui appartenenti a diversi gruppi sociali è significativo e in aumento nel tempo.
Per concludere, il saggio di Ahmed Alsayed, Tiziana Balbi, Giuseppe Gerardi, Giancarlo Manzi e Martina Viggiano affronta il tema delle disuguaglianze durante la fase di emergenza sanitaria attraverso le lenti della percezione degli individui. Gli autori adottano un approccio metodologico innovativo effettuando un’analisi testuale dei messaggi Twitter raccolti tra ottobre 2020 e marzo 2021. I risultati della loro analisi segnalano l’esistenza di un divario urbano-rurale anche in termini di percezioni degli individui. Questa volta, però, il divario è a favore dei contesti meno urbanizzati, che sono caratterizzati, in media, da una quota maggiore di individui con percezioni positive rispetto a quelli che vivono nelle città.
I saggi presentati sollecitano la comunità degli scienziati regionali e urbani a interrogarsi sia sui problemi di misurazione dei divari sia sugli effetti di lungo periodo sulle condizioni di benessere nei territori.
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