I caratteri effettivi del welfare italiano sono noti. Un modello mediterraneo: compresenza di disoccupazione e crescente presenza di migranti, particolare ruolo sostitutivo della famiglia e delle donne nei servizi, divari regionali. Caratteri della declinazione italiana del modello semplificabili in quattro squilibri: fra aree geografiche, fra generi, fra generazioni e complessivamente di giustizia sociale, effettiva esigibilità dei diritti.
Uno dei fronti ove è più evidente il dato che la Repubblica non riesce a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini è la formazione di base e la rimozione degli ostacoli che co-determinano la riproduzione di condizioni di povertà socioeducativa. Sono fin troppo noti i dati su dispersione ed evasione scolastica, sull’insuccesso formativo e sui NEET, tutti gravi problemi da distinguere. Si tratta evidentemente di gruppi sociali stratificati per cui è necessario un quadro di politiche di tipo integrato e di medio lungo periodo insieme ad una profonda riforma dell’agito effettivo del sistema scolastico.
In alcune aree molto fragili delle città meridionali questo fenomeno arriva a livelli apicali e anche se da tempo sono in campo varie politiche, sembra ancora difficile realizzare programmi di prevenzione o di recupero del fenomeno. Anche in aree delle grandi città del Nord il problema esiste, riguardando di più ragazze e ragazzi di origine straniera, ma in quei contesti con dati molto meno gravi, da anni sono aperti cantieri di lavoro abbastanza efficaci, come il progetto Provaci Ancora SEM a Torino. Più recentemente le iniziative di La piazza dei Mestieri, nata a Torino e riprodotta a Milano e da poco a Catania, offre una risposta che è fondamentalmente centrata sui percorsi di formazione professionale.
Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II è partner del progetto nazionale Sentieri Ponti e Passerelle che si realizza a Napoli Reggio Calabria e Messina, con partner anche a Milano e Trento per far svolgere degli stage tipo erasmus agli allievi dei corsi delle tre città del sud.
Sono stato autorizzato dal Dipartimento a svolgere il coordinamento nazionale del progetto che ho redatto e che ha ottenuto il cofinanziamento dall’Impresa Sociale con i Bambini per 1,5 milioni di euro. Il progetto di cui l’Associazione Quartieri Spagnoli (AQS) è capofila nazionale, rientra nel genere scuola della seconda opportunità anche se – in alcune declinazioni – è ben distinto e diverso dai percorsi scolastici. Nel progetto dell’AQS in un biennio, di fatto alternativo a quello delle scuole medie superiori, venticinque ragazzi fra i 16 e i 19 anni, di fatto descolarizzati e di famiglie in condizioni di fragilità, vengono coinvolti da educatori in un calendario settimanale tipo che prevede vari laboratori, ove è centrale il fare e l’esperienza, l’alternanza fra lavoro collettivo e di gruppo, lo stare in una sede bella o l’andare in giro per la città a visitare luoghi, esperienze, lavori che non conoscono. I laboratori sono realizzati con l’intervento di artigiani che operano nella sede del progetto oppure ospitano i ragazzi direttamente nei loro laboratori.
Tutto questo, con l’attenzione a migliorare e arricchire il lessico, accogliere i protocolli e le minime regole necessarie per ogni attività e lavoro di gruppo, la messa a disposizione per ciascun ragazzo di un tablet per imparare a usarlo per registrare informazioni e preparare semplici presentazioni. Rilevante è la cura di un portfolio individuale, cartaceo e digitale curato da ogni allievo. I quattro educatori insieme al coordinatore e ai diversi tecnici artigiani hanno cercato di costruire un clima che i ragazzi non dovevano cogliere come il normale contesto scolastico ma che d’altra parte doveva essere un setting in cui il benessere, l’impegno e l’apprendimento fossero evidentemente condivisibili e sollecitati.
Quindi intorno ai lavori del corpo, del cibo e della terra (i tre temi chiave scelti per selezionare i contenuti), gli allievi hanno partecipato ad atelier di circo, teatro sociale, estetista, parrucchiere e tatuaggi, cucina, pizzeria e pasticceria, barca a vela, agriturismo, strutture di accoglienza, riciclo e stampa tre D. I laboratori di circo e teatro sociale sono stati immaginati e realizzati come setting per sollecitare i ragazzi a rielaborare alcune competenze di base, nel rapporto con se stessi e con il corpo, la problematizzazione dell’equilibrio, le relazioni con gli altri, il lavoro di gruppo, il mettersi alla prova, realizzare eventi piccoli e grandi, svolgere attività diverse dal tradizionale studio scolastico, giocare.
Ci si è confrontati con mondi vitali diversi e problematici. I ragazzi che immaginiamo in un calderone come NEET sono un mondo di mondi. Molti ragazzi forse di tutte le condizioni sociali, danno segnali di una sorta di nuovo disagio della civiltà che gli adulti trattano in modo empirico, senza avere le idee chiare.
La buona profilatura delle condizioni di partenza è una delle precondizioni di efficacia del lavoro. Per questo nelle aree fragili occorrono vari dispositivi per offrire sentieri, ponti, passerelle. Dispositivi che trattano dal sostegno scolastico a diverse forme di sostegno alternativo ai percorsi tradizionali, con un ampio spazio previsto per le necessità di personalizzazione dell’enabling. Spesso è difficile motivare ragazze/i che per molti anni sono stati sostanzialmente stigmatizzati, demotivati, quasi smagnetizzati nella sete di apprendimento. Ragazzi che già si trovano nella traiettoria di quella che chiamo sindrome da incompetenza trasversale di base. Persone che restando spesso svegli per molte ore notturne usando il telefonino o andando in giro, fanno molta fatica a trovarsi alle nove del mattino in una sede. Ragazze/i che in tanti casi devono fare un percorso medio lungo di risocializzazione a setting di apprendimento e lavoro comune, per evitare di trovarsi già molto giovani nelle condizioni dei “sovrannumerari” o dei “dispensabili”.
Anche per la concomitante pandemia nelle tre città è stato molto difficile coinvolgere e fidelizzare effettivamente i ragazzi. Inoltre, le scuole che pure avevano aderito al partenariato di fatto sono state ben poco collaborative anche perché spesso non fanno emergere i dati della dispersione strutturale per non perdere alunni che di fatto svolgono tale funzione solo in termini amministrativi evitando così il ridimensionamento delle classi.
Un primo stage presso una scuola albergo di Trento è stato molto positivo. Abbiamo verificato così di nuovo che la pratica dell’altrove, l’esperienza Erasmus, organizzata per incontrare esperienze, realizzazioni e testimonianze di bellezza (di paesaggi, ambienti, sedi, organizzazioni) del lavoro fatto con cura è una risorsa in parte estraniante quanto rivitalizzante per i ragazzi. Nel secondo anno il tirocinio di almeno sei mesi in botteghe convenzionate, sempre con un qualificato tutoring individualizzato, sarà un passaggio rilevante per poi partecipare al molo ove sostenere ciascun allievo nel placement per un credibile progetto di futuro.
Un progetto che non intende produrre occupazione, autoimpiego o giovani imprenditori ma offrire strumenti per maturare competenze, motivazione, fiducia in sé stessi, piacere per la conoscenza, migliorando la propria occupabilità. Un approccio che sembra ancora ignorato dagli esperti del Ministero che ritengono di porre solo qualche aggiustamento al sistema scolastico attuale che, senza nessuna reale intenzione di rimettersi in discussione, è di per sé escludente per circa il quindici o venti per cento degli allievi.
Ulteriori approfondimenti
- Laino, G. (2012). Il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo: la partecipazione come attivazione sociale, Franco Angeli, Milano
- Per il progetto: Progetto Sentieri Ponti Passerelle
- Per l’Associazione Quartieri Spagnoli AssociazioneQuartieriSpagnoli.it