Alla fine dello scorso anno l’Italia ha inviato all’Ue la richiesta per la terza rata di 21 miliardi di euro dei fondi del PNRR come previsto. A stretto rigore, come segnala Openpolis, ci sarebbero 14 scadenze Ue sulle 55 previste che non potrebbero essere considerate completate. Finora la commissione ha valutato con flessibilità l’operato dell’Italia sul PNRR e, probabilmente, manterrà questa linea anche col governo Meloni.
L’incompletezza di molte di queste scadenze può essere spiegata da motivi legati alle mancate tempistiche burocratiche e amministrative. È il caso, per esempio, dell’assenza di decreti che disciplinano i singoli interventi in gazzetta ufficiale o della mancata adozione dei relativi decreti attuativi. Anche se possono sembrare questioni solo formali, è opportuno ricordare che queste inadempienze hanno la loro rilevanza perché bloccano l’entrata in vigore e l’attuazione degli interventi previsti.
Degni di particolare rilevanza, secondo Openpolis, sarebbero i casi relativi a quelle scadenze che richiedevano l’effettiva realizzazione di infrastrutture o interventi. Potrebbero anche essere state realizzate, ma attualmente non è accessibile alcun documento che dimostri l’avvenuta esecuzione delle azioni previste.
Anche quando le informazioni sono disponibili, esse sono ambigue perché non si trovano riferimenti chiari rispetto allo stato di attuazione di una scadenza, né espliciti su quali sia la milestone o il target interessato da un determinato intervento.
I casi eclatanti sono i seguenti: a) sostegno al potenziamento delle strutture di cybersicurezza; b) attuazione delle attività previste nel piano di potenziamento dei centri per l’impiego; c) realizzazione da parte dei distretti sociali di almeno un progetto di ristrutturazione degli spazi domestici e/o di fornitura di dispositivi Ict alle persone con disabilità; d) nuovi posti letto negli alloggi per studenti.
A chiudere il quadro, infine, va sottolineato che il governo Meloni ha disatteso l’impegno di presentare entro l’anno la relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR.
Tutto ciò segnala un evidente deficit di trasparenza nei confronti della collettività che, essendo alla fine la beneficiaria degli interventi e, non da ultimo, la finanziatrice dei medesimi, andrebbe tenuta in debita considerazione. L’obbligo di trasparenza è essenzialmente in capo al Governo italiano in quanto la verifica effettuata dalla commissione a Bruxelles ha più un carattere politico che strettamente tecnico. Anche durante il governo Draghi potevano essere sollevati dei dubbi relativamente al conseguimento degli interventi previsti in corrispondenza della prima richiesta di finanziamenti a Bruxelles, a fine dicembre 2021, e della seconda, a fine giugno 2022. Tuttavia, in entrambi i casi, l’UE aveva giudicato positivamente il raggiungimento delle scadenze europee da parte dell’Italia. Conseguentemente, aveva approvato il rilascio delle risorse previste per la prima e la seconda rata, senza segnalazioni o richiami particolari.
Si può ritenere quindi che finora la commissione abbia valutato con una certa flessibilità l’operato dell’Italia sul PNRR. Ma sarà necessario aspettare l’esito di questa ultima verifica – la prima richiesta dal Governo Meloni – per capire se Bruxelles manterrà questa linea.
Anche se si potesse ritenere superato lo scoglio del vaglio della commissione circa il rispetto delle 55 scadenze previste per il rilascio della terza tranche di finanziamenti, resta comunque impregiudicato il problema della lentezza nella effettuazione della spesa da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte, che naturalmente riguarda la differenza sostanziale tra scadenze e progetti. Le prime rappresentano il cronoprogramma che l’Italia ha concordato con l’Unione europea e che il nostro Paese deve rispettare se non vuole rischiare di perdere i fondi assegnati. Quando invece ci si riferisce ai progetti si fa riferimento a tutti i singoli interventi che dovranno essere realizzati nel nostro Paese grazie ai fondi europei. Se anche lo stesso monitoraggio delle scadenze presenta molte difficoltà, è proprio sui progetti che si incontrano le lacune più gravi nella disponibilità di dati.
L’unica informazione disponibile è quella desumibile dalla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza redatta dallo stesso Governo Draghi da cui si deduceva che l’Italia ha speso effettivamente meno fondi di quanto inizialmente previsto. Questo si traduce sostanzialmente nel fatto che molti cantieri ancora non sono partiti e sono quindi effettivamente in ritardo. Dal documento in questione sarebbero 13,2 miliardi euro i fondi PNRR spesi in meno dall’Italia, rispetto a quanto previsto. Questa però è l’unica informazione attualmente disponibile. Non ci sono dati analitici relativi a quali sono i progetti che ancora non sono partiti, il loro costo né come si distribuiscono sul territorio. Queste sarebbero informazioni utilissime per sapere quali sono poi le amministrazioni in più forte ritardo e dove si localizzano le maggiori strozzature. Tali indicazioni avrebbero potuto rappresentare un buon indicatore per valutare lo stato di avanzamento delle diverse opere.
Questi ritardi sono destinati a scaricarsi sui successivi interventi previsti per i prossimi anni dal momento che il ritardo accumulato nell’avvio dei cantieri dovrà essere recuperato, perché, a meno di modifiche del PNRR, tutti i progetti dovranno concludersi entro il 2026.
La difficolta di acquisire tali informazioni, secondo vari osservatori (vedi anche SVIMEZ), è riconducibile all’assenza di un luogo unico e facilmente accessibile in cui sia possibile reperire delle “schede progetto”. Ossia pagine web che permettano di conoscere i dettagli dei singoli interventi e scaricare i documenti rilevanti.
Tali informazioni avrebbero dovuto essere disponibili a tutti attraverso il portale Italia domani. Tuttavia, questo sito presenta diverse lacune. In particolare, all’interno della sezione open data, allo stato attuale, sono presenti informazioni solamente per 5.000 progetti sugli oltre 73.000 progetti in corso, secondo quanto riportato nella seconda relazione presentata dal Governo Draghi sullo stato di attuazione del PNRR al Parlamento. Ma si tratta di dati risalenti alla metà del 2022, mentre cosa è successo dopo non è dato sapere.
La lentezza con cui affluiscono le informazioni al database è l’ulteriore risvolto delle difficoltà delle singole amministrazioni nell’attuazione dei progetti e nella loro rendicontazione a causa della mancanza di personale qualificato, tema sul quale ci si era già soffermati in precedenti interventi.
In conclusione, la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a presentare lacune e ambiguità che rendono difficile e in alcuni casi impossibile portare avanti l’attività di monitoraggio. E nell’anno che si apre, in cui prenderà il via la fase cruciale di messa a terra concreta di molti progetti, i rischi legati alla mancanza di trasparenza saranno ancora più seri.
Ulteriori approfondimenti
Ministero dell’Economia e delle Finanze, Documento Economia e Finanza, 2022