21 Novembre, 2024

TAM – Tower Art Museum. Fare spazio a nuove narrazioni

Tempo di lettura: 5 minuti

Con la candidatura a sito patrimonio dell’Unesco nel 1993 e la nomina a capitale europea della cultura nel 2019, Matera ha conosciuto una crescita culturale ed economica esponenziale, oltre che una grande popolarità a livello internazionale. La città, classificata come città d’arte nell’ambito dell’offerta turistica in Italia e all’estero, ha fatto registrare in questa categoria il maggior incremento percentuale di presenze nel corso degli ultimi sette anni (+ 176%) con una componente di stranieri cresciuta del + 216% (APT Basilicata, 2019). Sebbene contribuisca al benessere economico della città questo fenomeno ha già innescato un processo di spopolamento del nucleo storico del centro abitato (circa il 25% delle case nei Sassi sono affittate ai turisti con Airbnb, a Venezia per esempio sono il 9% (Il Sole 24 ORE, 2017). Questo rischia di far perdere alla città quell’identità sociale e culturale che è legata al carattere irripetibile del suo tessuto storico caratterizzato dall’abitare di comunità.

Le politiche di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 sono state volte ad implementare un modello di turismo sostenibile basato sulla cittadinanza temporanea. Durante il 2019 – e negli anni subito precedenti – Matera ha vissuto un’inedita effervescenza culturale alimentata dalla convivenza di cittadini temporanei, operatori culturali, creativi e artisti provenienti dall’Italia e dal mondo. Allora, tutto sembrava possibile e il progetto del museo TAM (Tower Art Museum), la cui apertura era prevista per la fine del 2019, si poneva proprio come legacy di quel fermento culturale, con l’obiettivo di continuare ad alimentare sinergie artistiche che da diverse latitudini convergevano nel contesto particolarissimo dei Sassi di Matera e con esso elaboravano nuovi contenuti e nuove comunità temporanee contaminando e arricchendo di volta in volta la comunità permanente.

Il museo TAM è il progetto di un’impresa sociale composta da un gruppo di giovani under 35 rientrati a Matera dopo esperienze di studio e lavoro condotte altrove. Nasce dall’esigenza di raccontare, utilizzando come veicolo l’arte contemporanea, l’identità di un patrimonio inimitabile che non deve rimanere ancorato alla sua storia passata, ma che deve comunicare attraverso i suoi elementi valoriali (comunità, città-natura, città-laboratorio, prossimità), che si fanno strumento operativo per generare innovazione culturale.

Il luogo attorno al quale si concretizza questa volontà è la Torre del Capone (da cui deriva Tower Art Museum). Si tratta di una torre medievale nel cuore del Sasso Caveoso che nel 2017 ha posto Mauro, uno dei ragazzi fondatori del museo nonché proprietario dello spazio, davanti a una doppia possibilità: trasformare quel luogo nel più bel B&b di Matera, assecondando la tendenza che sta snaturando l’identità dei Sassi, oppure farci un museo di arte contemporanea, un luogo pulsante per riportare in quel contesto unico una nuova linfa creativa. La scelta è ricaduta sulla seconda opzione. Il progetto, tuttavia, ha incontrato non poche difficoltà che sono legate al fare impresa culturale in un contesto locale che solo negli ultimi anni ha individuato nella cultura un driver di innovazione e sviluppo economico e che ancora oggi oppone qualche resistenza. Questo ha comportato dei ritardi nell’apertura del museo al pubblico, avvenuta solo lo scorso 01 dicembre 2022.

Durante gli anni di transizione il gruppo ha trovato comunque una forma alternativa per comunicare il progetto e per diffondere contenuti culturali, uno storytelling autoprodotto dal tono estemporaneo e ironico intitolato “Volevo solo aprire un museo”, contenuto in un vlog liberamente accessibile sull’omonimo canale YouTube.

Figura 1 – Gli spazi del museo TAM, aperto al pubblico dal 01 dicembre 2022
@ Fotografia di Duet Studio per TAM

Oggi TAM è un museo di arte contemporanea, che ha l’ambizione di crescere ed offrire contenuti e produzioni artistiche sempre nuovi attraverso la realizzazione di due mostre l’anno e numerosi eventi collaterali. L’obiettivo è quello di portare, nel cuore del Sasso Caveoso, un contenitore culturale che accompagni gli artisti in un percorso di conoscenza e utilizzo dei materiali e delle tecniche tipiche del territorio in modo da produrre mostre uniche e non ripetibili in altri contesti. Per questo, prima ancora di essere un museo, TAM è un centro di produzione culturale che promuove la contaminazione tra la comunità di artisti e la comunità locale.

TAM è anche il ribaltamento di MAT perché attraverso l’arte contemporanea vuole ri-significare la concezione di Matera, quasi sempre associata alla retorica della vergogna nazionale e al passato, per proporne una narrazione ed una storia più rispondente alla contemporaneità.

La prima mostra, a cura del trio Canemorto, gioca proprio con questo ribaltamento di senso. I tre artisti hanno realizzato per il TAM un particolarissimo ciclo di affreschi e delle sculture che raccontano una storia inedita della città. L’esposizione porta a riflettere su quanto la narrazione possa condizionare la posizione del confine tra realtà e finzione e su quanto l’autenticità e l’unicità di un’opera d’arte o di un reperto storico non siano direttamente proporzionali al suo essere più o meno antico.

Figura 2 – Gli spazi del museo TAM durante la mostra “Il restauro dell’ipogeo Txakurreo” di CANEMORTO
@Fotografia di Duet Studio per TAM

Ulteriori approfondimenti

TAM e Volevo solo aprire un museo sono progetti a cura di Torretta srl – impresa sociale (Mauro Acito, Dario Colacicco, Rita Padula, Silvia Parentini, Debora Russo, Alessandro Simili, Chiara Valzer)

TAM Tower Art Museum
Volevo solo aprire un museo

Articoli correlati

Rapporti conflittuali nella triade partecipazione/ urbanistica/ populismo 

Negli articoli di questo numero si riflette sull’importanza di una rinnovata democrazia partecipativa capace di incidere nei processi decisionali urbanistici considerando anche i crescenti populismi. In questo primo contributo, si difende la necessità di una nuova ecourbanistica, sostenuta da una figura rinnovata di urbanista intellettuale, capace di confrontarsi criticamente con le pubbliche amministrazioni anche grazie alla democrazia partecipativa dell’associazionismo civico

Sulla democrazia partecipativa nei processi decisionali urbanistici

Rispondendo ad alcune domande, l’autore illustra la rilevanza che dovrebbe avere nei processi decisionali urbanistici, anche in Italia, la consultazione dei cittadini nella deliberative democracy. Citando la recente esperienza in India dell’Urban Transport Project a Mumbai e la costruzione di un’autostrada di interesse intercomunale in Francia, Sabino Cassese spiega perché lo scarso ricorso alla democrazia partecipativa a livello amministrativo sia oggi un problema, anche davanti alle diverse forme di populismo che sembrano crescere in tutta Europa.

Attualità delle procedure partecipative di Giancarlo De Carlo 

Credendo nell’importanza della partecipazione anche per l’attuale urbanistica e nella validità ancora oggi dell’insegnamento del suo maestro a riguardo, Franco Mancuso ricorda due procedure partecipative che ha vissuto con G. De Carlo, entrambe caratterizzate dalla sua fiducia nella partecipazione come momento essenziale di ogni processo di progettazione. La prima alla fine degli anni Cinquanta per la redazione del Piano Regolatore di Urbino e la seconda all’inizio degli anni Settanta per la progettazione del villaggio Matteotti a Terni.

Rallentare, venticinque anni dopo. Partecipazione, conoscenze, populismo

A venticinque anni dalla pubblicazione, la rilettura del saggio di Paolo Fareri Rallentare costituisce un’occasione importante per riflettere sulle contraddizioni e sulle ambiguità dei processi partecipativi nella pianificazione urbanistica e nelle politiche urbane, sul crinale tra processi di istituzionalizzazione e depoliticizzazione delle pratiche partecipative e indebolimento della democrazia locale connesso all’emergere delle nuove forme di populismo.

La sfida della transizione energetica e le barriere alla diffusione delle rinnovabili

Alla luce degli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione, un intervento pubblico è quanto mai fondamentale per sostenere adeguati investimenti in rinnovabili. Interpretare tale necessità solo in chiave monetaria sarebbe tuttavia riduttivo. Grazie allo sviluppo tecnologico, le rinnovabili sono una opzione competitiva e conveniente. Ciononostante, la loro diffusione risulta tuttora sottodimensionata rispetto ai target europei. Il problema non è solo finanziario, ma regolatorio. Definire un quadro istituzionale e legislativo chiaro, coerente e tempestivo rappresenta un elemento cruciale alla transizione energetica. Una transizione che deve necessariamente guadagnarsi il consenso sociale delle comunità locali.