La rigenerazione del patrimonio immobiliare militare dismesso rappresenta una grande opportunità, soprattutto in quelle realtà dove l’abbandono è diventato causa di degrado generando squilibri ed emarginazione sociale. È interessante notare come – mentre viviamo una fase congiunturale in cui diversi tipi di emergenza (climatica, pandemica,…) e varie modalità di ‘transizione’ costringono istituzioni e imprenditoria a tappe forzate per l’aggiornamento di procedure, strumenti e competenze – si stia facendo avanti un terzo settore che investe sul potenziamento dell’innovazione nella sua componente imprenditoriale, e che si è rafforzato nella produzione ed erogazione di servizi, senza snaturare la sua missione che rimane di matrice sociale e strumentale alla generazione di utilità collettiva.
In questa direzione agisce Fondazione di Comunità di Messina – FdC, consolidata realtà con l’obiettivo di sviluppare un modello di welfare di comunità capace di generare capitale sociale; una interessante applicazione di questo paradigma è rappresentata dall’esperienza di recupero proprio di un edificio difensivo storico trasformato nel Parco Sociale di Forte Petrazza. L’ex spazio militare, per anni occupato dalla criminalità locale, oggi si propone come luogo della legalità e presidio culturale al cui interno si integrano i “saperi del fare e dell’essere in relazione”, rappresentando anche uno dei poli del progetto Capacity, finanziato dal Programma straordinario di riqualificazione e sicurezza delle periferie urbane promosso dal Governo nel 2016.
Forte Petrazza è uno dei manufatti difensivi della rete dei Forti umbertini previsti dal Piano generale della difesa dello Stretto di Messina che prevedeva la realizzazione di un sistema di 22 batterie antinave, concepite e realizzate dall’Arma del Genio Militare, sia sul versante messinese che su quello reggino, a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Nessuna di queste opere è visibile dal mare poiché il fronte che offrono sullo Stretto è ipogeo e ben mimetizzato nella collina. Si tratta di manufatti realizzati ad opera d’arte che hanno resistito al terremoto del 1908, ai bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale ma anche alle successive e imponenti trasformazioni urbane. Sapientemente mimetizzate tra le colline del paesaggio dello Stretto, queste mute sentinelle si sono trasformate in presenze preziose in grado di risemantizzare luoghi e funzioni.
Anche il Forte Petrazza, realizzato a Camaro Superiore nella zona sud di Messina nel 1889, risponde a una precisa intenzione mimetica che però non gli impedisce di dominare la città esaltandone il rapporto con il contesto. Prima spazio militare, poi spazio “perduto”, infine ceduto in concessione dall’Agenzia del Demanio al Consorzio Sol.E., oggi il manufatto ospita il Parco Sociale di Forte Petrazza che, in un’area critica della città, si è consolidato come punto di riferimento in cui alcune cooperative di inserimento lavorativo gestiscono servizi, con particolare attenzione alla riconquista dei diritti di cittadinanza di soggetti con storie vissute ai margini della società.
La storia recente di questa struttura vede una svolta nel 2016 con l’inserimento del Parco sociale all’interno del Progetto Capacity, co-progettato dal Comune di Messina e Fondazione di Comunità (che, come il Consorzio Sol.E., fa parte del Distretto Sociale Evoluto di Messina).
L’opportunità offerta dal Bando periferie ha consentito di potenziare le attività già avviate all’interno del forte proiettandole in un progetto territoriale di rigenerazione culturale in grado di produrre consapevolezza nella comunità e capacità di aspirazione per disegnare percorsi di capacitazione, ispirati alle teorie di Sen, e offrire possibilità di scelta in un modello di sviluppo non legato solo al reddito ma alla libertà di autodeterminarsi. FdC ha avuto un ruolo determinante nell’impostazione concettuale di Capacity, sia nell’applicazione di un welfare costruito su modelli di economia civile, che nel settore della finanza etica attraverso il microcredito e il credito mutualistico trasformato in capitale di capacitazione per consentire l’accesso alla casa a soggetti con possibilità economiche fortemente limitate.
Il fulcro del progetto è il “paradigma di sviluppo umano” attraverso cui creare relazioni fra sistemi urbani e ambientali, educativi, di welfare, economico-produttivi, sociali, culturali, di ricerca scientifica e tecnologica. Attraverso Capacity il Comune di Messina ha provato ad avviare il processo di rigenerazione della periferia sud in un’area di massimo degrado, tracciando una direzione nuova per i processi di risanamento e di rimozione delle baraccopoli. Il progetto ruota attorno a 6 Assi – di cui 4 di capacitazione (abitare, lavoro, conoscenza, socialità) e 2 dedicati ai temi ambientali e della mobilità dolce (con il recupero dell’ex ferrovia Gazzi Camaro) – e si basa su 4 polarità spaziali: Fondo Saccà, Fondo Fucile, Stazione di Camaro e Forte Petrazza.
Con il suo completamento, e il definitivo rilancio attraverso Capacity, il polo del Parco sociale di Forte Petrazza si apre completamente e in modo permanente alla fruizione pubblica, e assume un alto valore all’interno dell’intero sistema come sede di sperimentazione di economia solidale e luogo della riconquista dei diritti di cittadinanza. Gli obiettivi delle azioni che lo riguardano sono quelli di: assicurare piena accessibilità con particolare attenzione alle persone con disabilità o ridotta mobilità; di garantire un sistema di pubblica mobilità a basso impatto ambientale e di connettività wireless che colleghi il Forte alle altre polarità del progetto; avviare servizi innovativi a carattere socio-educativo, culturale e di economia civile (implementazione di aule, laboratori e spazi esterni attrezzati, laboratorio astronomico, servizi per lo sviluppo di start up, erogazione microcredito, …); creare spazi legati alla conoscenza e al co-working.
Il caso di Forte Petrazza appare particolarmente significativo per diversi aspetti. Colpisce la permanenza di un ruolo che, pur nel mutare della storia e dei contesti, ne conferma la leggibilità e l’importanza all’interno di un sistema, originariamente con compiti di difesa e oggi di servizio alla collettività. La continuità e l’evoluzione del concetto di presidio, laddove un’opera fortificata diviene lo spazio in cui si preserva la legalità e con essa un’idea di umanità. La capacità di un manufatto architettonico di passare dalla massima chiusura alla massima apertura, dall’inespugnabilità all’accessibilità per tutti. Un valore cresciuto nel tempo – non solo del Forte Petrazza ma dell’intero sistema difensivo umbertino – che oggi si configura come una questione ineludibile rispetto alla sua reintegrazione nel tessuto sociale di una città che non può più permettersi di privarsi delle qualità storiche, artistiche e architettoniche, che oggi confluiscono in un patrimonio arricchito dai contenuti ecologici e paesaggistici di queste opere.