La quarta rivoluzione tecnologica è ormai una realtà. Le tecnologie 4.0, dall’intelligenza artificiale alla robotica, all’Internet delle Cose (IoT), ai sensori, alla digitalizzazione e alla stampa in 3D, all’I-Cloud, per citarne solo alcune, si sviluppano a ritmi vertiginosi, e, quando inserite nei sistemi produttivi e nell’offerta di servizi, sono i propulsori di drastiche trasformazioni socioeconomiche. I vantaggi di questa grande trasformazione tecnologica sono molteplici, dall’aumento dell’efficienza dei processi produttivi, ad una produzione customizzata di massa, alla realizzazione di prodotti di qualità più elevata. Per sfruttare questi vantaggi, le imprese adottatrici devono intraprendere cambiamenti molto profondi. Come provocatoriamente sottolineato da Brynjlfsson and McAfee (2014), le sfide nell’economia moderna non risiedono tanto nella “grande recessione” o “grande stagnazione”, quanto nella “grande ristrutturazione” imposta al cambiamento tecnologico. È un continuo processo di “distruzione creativa” che evolve a tassi e ritmi esponenziali, mai registrati in precedenza; il motore a vapore o l’energia elettrica hanno rappresentato salti tecnologici importanti, non soggetti tuttavia a continue evoluzioni tecnologiche come nel caso delle tecnologie digitali. Tra l’avvento della terza rivoluzione industriale con le prime reti di trasmissione digitale e l’attuale quarta rivoluzione, la potenza tecnologica è cresciuta esponenzialmente. Se nel 1997 il tempo per scaricare dalla rete un video di 800 Mb era di 12 ore, nel 2009, grazie alla tecnologia 4G, si era ridotto a 43 secondi e nel 2020 ha raggiunto un secondo, grazie alla tecnologia 5G.
Al di là delle posizioni estreme sulle possibili trasformazioni inevitabilmente suscitate da un cambiamento così profondo come quello che si intravede con l’adozione delle nuove tecnologie, è comunque indubbio che le regole di competizione nel mercato delle tecnologie stanno drasticamente evolvendo e con esse le fonti di profittabilità. Come sempre avviene nei grandi momenti di cambiamento e di rottura con il passato, i vantaggi del cambiamento esistono, la società nel suo insieme migliora, ma inevitabilmente qualcuno resta indietro. Le condizioni alle quali si raggiungono i vantaggi non sono ancora ben delineate, ma un aspetto appare importante e diverso dal solito: le regole sembrano cambiare anche in favore di aree periferiche rispetto ai grandi centri di sviluppo tecnologico proprio grazie alle caratteristiche delle nuove tecnologie che richiedono un livello di conoscenza pregressa e di investimenti in ricerca e sviluppo relativamente più contenuti che in passato. Non necessariamente, pertanto, chi resta indietro è chi non fa parte del gruppo di regioni forti, con grandi città pioniere dei cambiamenti tecnologici. Regioni tecnologicamente meno avanzate potrebbero questa volta non essere escluse dalla possibile adozione e da incrementi del prodotto interno lordo che ne seguono, attraverso maggiori salari e profitti, grazie a processi di creazione di conoscenza locale che noi economisti regionali abbiamo imparato bene a conoscere nelle forme di spillover di crescita locale, di apprendimento collettivo e di economie di agglomerazione dinamica.
La Figura 1 restituisce un messaggio interessante ottenuto attraverso un modello econometrico. Essa mostra l’incremento di PIL all’aumentare dell’adozione di robot per le aree specializzate in industria leggera rispetto alle altre regioni. Le regioni più industrializzate ottengono vantaggi più limitati sulla crescita del PIL dall’adozione di robot. Tuttavia, nelle regioni con quote di adozione di robot molto elevati (90° percentile), l’effetto sulla crescita locale arriva ad essere più elevato nelle regioni specializzate in settori tradizionali rispetto alle altre, ad indicare che le regioni manifatturiere tradizionali non possono sottrarsi dall’adozione di robot nei loro settori, e dal passaggio all’Industria 4.0. Le regioni specializzate in settori tradizionali che adottano molto ottengono gli stessi vantaggi delle altre, un deciso maggior vantaggio rispetto a quelle specializzate che adottano poco.
Questi risultati ci fanno concludere che la quarta rivoluzione industriale è un processo che nessuna regione può esimersi dall’intraprendere. Non solo, ma la strategia di adozione, soprattutto per l’Industria 4.0, deve essere una strategia decisa, veloce e capillare, che permetta di raggiungere un’adozione diffusa tra le imprese sul territorio. È solo attraverso un agire deciso e diffuso a livello locale che si ottengono i vantaggi che le nuove tecnologie offrono.
Riferimenti bibliografici
- Brynjolfsson E., McAfee A. (2014), The Second Machine Age: Work, Progress and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies, W.W. Norton & Company, London, UK.
Ulteriori approfondimenti
Capello R. e Lenzi C. (2021), “Invenzione e adozione di tecnologie 4.0: opportunità di crescita per regioni tecnologicamente meno avanzate”, Economia Marche Journal of Applied Economics, XL(1), 5-19 https://economiamarche.univpm.it/scheda.php?id_articolo=95