Giulio Buciuni

Professore Associato in Entrepreneurship presso il Trinity College di Dublino dove dirige il Master in Entrepreneurship. È stato Research Fellow alla University of Toronto e all'Università Ca' Foscari di Venezia. L'interesse di ricerca di Giulio Buciuni si concentra sugli ecosistemi imprenditoriali e sull'innovazione nelle Global Value Chains (GVC). É inoltre co-fondatore di un'azienda di marketing e consulenza con sede a Istanbul. Tra le pubblicazioni recenti il libro scritto con G. Corò, Periferie competitive. Lo sviluppo dei territori nell'economia della conoscenza, Bologna, Il Mulino e il saggio scritto con Gary Pisano, Knowledge integrators and the survival of manufacturing clusters, Journal of Economic Geography (2018).

Polarizzazione dell’innovazione e nuove disuguaglianze

Negli ultimi vent'anni, l'integrazione dei mercati globali ha comportato una convergenza tra grandi aree geoeconomiche, ma una crescente disuguaglianza interna ai paesi, in particolare con alcune "superstar cities" nelle quali si sono concentrate le risorse chiave dell'innovazione. Ciò ha generato una nuova disparità economica e influenzato le dinamiche politiche. Per contrastare questa disuguaglianza è importante comprendere la sua portata e imparare da casi di successo di "periferie competitive" – come Galway, Raleigh-Durham o l’Emilia-Romagna – che offrono modelli replicabili per politiche di sviluppo nell'economia della conoscenza.

Un’agenda di policy per territori competitivi oltre le Superstar City

I divari regionali vanno oltre il reddito, generando esclusione sociale e risentimento politico. La redistribuzione delle risorse non è da sola sufficiente; servono invece territori competitivi basati su specializzazioni complementari alle grandi aree metropolitane, maggiore complessità economica, connettività globale, cooperazione tra istruzione e industria, e una finanza a sostegno della nuova imprenditorialità. Ma ciò richiede un “patto implicito” tra istituzioni, imprese, sistema educativo e finanza. Senza questo patto, le politiche più audaci non avranno successo.

Research Triangle: un cluster dell’innovazione oltre il declino industriale americano

Il caso di successo del Research Triangle in North Carolina dimostra che è possibile creare ecosistemi innovativi in aree di declino industriale. La presenza di università di rilievo ha attirato investimenti e talenti, creando un ambiente favorevole allo sviluppo economico. La connessione tra istruzione superiore e imprese ha stimolato la crescita di start-up, grazie anche al sostegno della finanza locale per l’innovazione. Nonostante la polarizzazione nelle grandi città, il Research Triangle rappresenta un modello alternativo di successo.

Da periferia dell’Europa a ecosistema dell’innovazione: il caso del cluster biomedicale di Galway

Negli anni '80, Medtronic e Boston Scientific stabilirono stabilimenti a Galway, trasformando una città costiera precedentemente segnata dalla povertà in un cluster biomedicale globale. Il successo deriva dall'interazione tra progetti di investimento diretto dall’estero e politiche industriali, con l'Università di Galway che gioca un ruolo fondamentale nella formazione di una forza lavoro specializzata. Questa trasformazione ha cambiato Galway da periferia remota a centro di innovazione, fornendo utili indicazioni anche per molti distretti manifatturieri.

Emilia-Romagna, terra dei distretti 4.0

L'Emilia-Romagna è stata negli ultimi anni la regione più competitiva dell'economia italiana. Diverse imprese sono riuscite a integrare produzione e servizi con modelli di business avanzati, sfruttando competenze distintive, collaborazioni accademiche e finanziamenti europei. Fra gli elementi chiave del successo competitivo dell’Emilia-Romagna ci sono la presenza di imprese leader e di distretti manifatturieri di classe mondiale, la collaborazione con scuole tecniche e università, e un sistema finanziario collegato al territorio. Le politiche industriali e del lavoro hanno inoltre contribuito ad attrarre investimenti diretti esteri e ancorarli al territorio.

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Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.

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La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it

Dalla rigenerazione alla rimilitarizzazione delle ex caserme dismesse. Il caso della Caserma Trieste a Casarsa della Delizia

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