Rosanna Di Natale

Responsabile Centro Studi Federsanità. Impegnata nelle politiche dei diritti dei cittadini e nella ricerca-azione in Italia e all’estero. Autrice di articoli e rapporti di ricerca su temi legati alla sanità territoriale, al rischio nelle strutture sanitarie; all’innovazione nella PA. Cultore della materia in "Innerland. Development strategies and regeneration post natural disaster" e tutor del Master di II livello “Aree interne. La rinascita post disastro naturale: progettare con le comunità” presso l’Università di Camerino.

Salute e territorio: quali connessioni?

L'analisi dei dati ISTAT sulle spese comunali del 2020 rivela l'impatto della pandemia sulla sanità territoriale. Mentre alcuni interventi sono stati interrotti per la paura del contagio, altri hanno richiesto maggiori risorse. Il PNRR ha avviato riforme attese da tempo, come il DM 77, definendo modelli per l'assistenza territoriale. È cruciale concentrarsi sulla sanità di prossimità, specialmente nelle aree interne. Il concetto di One Health guida le politiche, evidenziando l'interconnessione tra ambiente, salute umana e animale. L'Italia, nonostante un'elevata aspettativa di vita, affronta sfide demografiche. È necessario riorientare le politiche per affrontare le patologie croniche, garantendo la sostenibilità del sistema sanitario.

Il PNRR per il socio-sanitario: le riforme previste

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è fondamentale per la ripresa post-pandemia in Europa. In Italia, si focalizza su inclusione e salute, destinando rispettivamente il 9% e l'8% del budget. La Missione 5 mira a riformare l'assistenza alle persone disabili e anziane non autosufficienti, mentre la Missione 6 si concentra sulla sanità territoriale e l'innovazione. Tuttavia, manca un'approccio integrato tra le due missioni, nonostante la chiara interconnessione tra salute e qualità della vita quotidiana, come dimostrato dagli impatti della pandemia da Covid-19.

Le regole per la sanità (e la salute) di prossimità

La salute è un sistema che interviene con azioni diverse sulla malattia ma è anche gioco d’anticipo sulla stessa. Un anticipo che, senza una visione di lunga durata e di pervasività nella società, appare spesso come una spesa rinviabile o un optional. La prevenzione, nelle sue diverse sfaccettature, la medicina di prossimità, le prestazioni a domicilio, sono, al contrario, un investimento obbligatorio sul futuro, strettamente connesso all’uso delle risorse (umane, tecnologiche, economiche) disponibili sul territorio.

La spesa dei comuni per i servizi sociali: trend e divari territoriali

L'analisi del 2021 sui Conti Pubblici Territoriali mostra che l'Italia investe consistentemente in sanità e servizi sociali, con una spesa media di 2.179€ per la sanità e 1.474€ per interventi sociali pro capite. Nel 2020, i comuni hanno destinato 7,85 miliardi di euro, lo 0,47% del PIL, ai servizi sociali, con un aumento del 4,3% rispetto al 2019. Le disparità regionali sono evidenti, con il Nord che supera il Mezzogiorno. Il 36% della spesa comunale va agli interventi diretti, il 32% alle strutture e il 31% ai trasferimenti in denaro, con un notevole aumento nel 2020. Si notano aumenti nella spesa per povertà e disagio, ma preoccupa il calo degli investimenti per gli anziani, nonostante l'invecchiamento della popolazione.

La struttura demografica italiana e l’importanza dell’integrazione socio-sanitaria

L'Italia affronta una struttura demografica regressiva con un numero sempre più alto di anziani rispetto ai giovani. L'indice di vecchiaia nel 2023 è del 193,1%, indicando una popolazione anziana in crescita. La bassa natalità e l'incremento dell'aspettativa di vita creano sfide per il sistema socio-sanitario. La Legge n. 33 del 2023 si propone di affrontare queste sfide promuovendo politiche per l'invecchiamento attivo e l'assistenza agli anziani non autosufficienti. L'integrazione tra servizi sanitari e sociali diventa cruciale per la sostenibilità del sistema.

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