I problemi relativi all’attuazione del PNRR, a due anni dal suo avvio sono numerosi: allo stato attuale va segnalata una rilevante mancanza di trasparenza sui progetti attuati e sul loro stato di avanzamento, nonché un rallentamento della spesa effettuata rispetto a quella prevista; è evidente che la Pubblica amministrazione non è ancora all’altezza della sfida.
Le misure contenute nel PNRR e volte a finanziare investimenti in processi di rigenerazione urbana sono distribuite in più misure e componenti del Piano. All’interno della stessa misura troviamo an-che il Pro-gramma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare e i Piani Urbani Integrati . Infine un’ulteriore linea di finanziamento che merita di essere evidenziata è quella sull’Attrattività dei borghi alla quale è destina-to circa un 1miliardo di euro per investimenti in rigenerazione cultu-rale, sociale ed economica in 310 borghi e piccoli comuni.
Le discussioni sul PNRR hanno animato la campagna elettorale per le elezioni politiche 2022 e continuano ad animare il dibattito politico, suscitando interrogativi sullo stato di avanzamento, sulle possibili rimodulazioni e sulla capacità di spesa. Per generare una nuova capacità di mettere in moto enzimi di crescita, le riforme strutturali devono essere fatte meglio e più rapidamente rispetto ai profili di previsione fatti lo scorso anno. Il vero interrogativo riguarda le possibilità degli interventi di attivare uno sviluppo economico-territoriale autonomo, autopropulsivo e durevole nel tempo.
Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.
La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it
La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.