Roberto Camagni greatly influenced ESPON and European territorial research, promoting a territorial dimension in European cohesion policy. He advanced his understanding of European territorial research, emphasizing macroeconomic modeling. His development of territorial impact assessment and quantification of EU policies' impacts played a key role. His definition of territorial cohesion, focused on territorial capital, provided clarity. The ESPON TEQUILA methodology developed by him greatly influenced Territorial Impact Assessments. His work in the MASST model accurately projected the impacts of the 2008 financial crisis. Roberto bridged the gap between research and policy-making, promoting European evidence. His contributions were invaluable, and his legacy will endure.
Roberto Camagni ha contribuito a rispondere a due grandi paradossi della letteratura economica: il “paradosso di Solow” e il "paradosso di Baumol". Per il primo, in particolare, suggerisce che la debole associazione empirica tra progresso tecnologico e variazione della produttività sia legata al fatto che quest’ultima cattura soltanto una parte dell’effetto dell’innovazione sulla competitività dei sistemi economici. Inoltre, ha dimostrato come l'innovazione tecnologica possa diversificare i prodotti e ampliare il mercato, mantenendo il dominio delle città.
Uno dei maggiori lasciti di Roberto Camagni è il suo manuale di Economia Urbana. Camagni si focalizza non tanto sui modelli teorici fondamentali dell’analisi urbana, quanto sui principi economici rinvenibili a monte di essi, ma di rado esplicitati. Lo scopo è costruire una cultura dei fondamenti diffusa e condivisa, dove impiega l’analisi economica come un metodo volto a integrare rappresentazioni nate in discipline differenti, identificando un numero limitato di principi genetici del complesso fenomeno urbano: agglomerazione, accessibilità, interazione, gerarchia, competitività.
Roberto Camagni si è distinto per la sua prospettiva interdisciplinare allo studio della relazione tra innovazione e territorio. Ha introdotto il concetto di "milieu innovateur" per descrivere il ruolo del territorio come fonte di innovazione grazie alle relazioni che si sviluppano e si alimentano al suo interno. Ha riconosciuto l'importanza delle reti tra imprese e territori per la creazione e la diffusione della conoscenza. Ha contribuito al progresso dei modelli territoriali di innovazione, spiegando l'eterogeneità dei territori nel loro potenziale di innovazione e sviluppo.
Roberto Camagni ha contribuito in molti campi dell'economia regionale e urbana, portando sempre in considerazione le implicazioni pratiche dei suoi concetti e analisi. Era una persona appassionata che si interessava ai problemi concreti e passava rapidamente dalla teoria alla pratica. Uno dei suoi contributi più importanti riguarda la teoria del capitale territoriale, definendo gli elementi del capitale territoriale e sottolineando l'importanza della complementarietà tra di loro. Inoltre, ha dimostrato l'importanza del milieu nello sviluppo locale e ha affrontato la questione della competitività territoriale. Ha inoltre sottolineato l'importanza di politiche di coesione che coniughino efficienza ed equità.
Roberto Camagni è noto per la sua abilità nel comprendere, interpretare e spiegare fenomeni territoriali complessi. Ha contribuito in vari settori dell'economia regionale, fornendo quadri concettuali appropriati per contestualizzare gli aspetti territoriali. Il suo lavoro ha identificato e descritto accuratamente le diverse caratteristiche territoriali, promuovendo una comprensione profonda dei fenomeni analizzati. Ha fornito anche stimoli nell’ambito dell’economia della cultura, considerando il patrimonio culturale come parte del "capitale territoriale" e come determinante di sviluppo endogeno. Il suo lavoro ha contribuito all'analisi del patrimonio culturale e influenzerà future ricerche in questo campo.
Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.
La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it
La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.