L’impatto economico del turismo nelle città è significativo. Emergono tuttavia preoccupazioni per gli effetti negativi a lungo termine, come l'overtourism e la diffusione di lavori scarsamente remunerati. Ancora, il turismo rischia di compromettere settori produttivi che letteralmente non trovano spazio nelle nostre città e di allontanare giovani e residenti. Regolamentare i flussi turistici e promuovere innovazione e sostenibilità appare dirimente per una crescita durevole sotto il profilo economico e sociale.
Il nuovo numero di DiTe riapre il dibattito sull'autonomia differenziata, dopo l'approvazione del disegno di legge 615. DiTe aveva già affrontato il tema nel numero del 5 marzo, ma ritorna sulla questione per evidenziare l'importanza del progetto riformatore e i suoi effetti potenziali. Il confronto tra la legge Calderoli del 2009 e la nuova normativa mostra tre punti chiave trascurati: autonomia tributaria, superamento della spesa storica e capacità fiscale regionale. La nuova legge, basata sulla compartecipazione ai tributi, è criticata per la mancanza di coerenza e per ignorare la necessità di perequazione e rafforzamento dell'autonomia tributaria.
L’autonomia differenziata configura una autentica “secessione dei ricchi” perché amplifica enormemente i poteri delle Regioni, pregiudicando disegno e attuazione delle politiche pubbliche nazionali e ampliando le disuguaglianze territoriali. Il trasferimento delle risorse alle Regioni è definito da commissioni stato-regione privando il Parlamento delle proprie potestà.
Quali sono i soggetti beneficiari del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e del Fondo Sociale Europeo (FSE) 2014-2020? Quali sono le differenze principali tra i due fondi strutturali europei? Questi sono gli interrogati alla base di un lavoro di ricerca sviluppato attraverso l’analisi dei dati OpenCoesione, iniziativa di open government sulle politiche di coesione in Italia che, con riferimento al periodo di programmazione 2014-2020, sulla base di quanto previsto dall’Accordo di Partenariato, assume il ruolo di “portale unico nazionale” per la pubblicazione di informazioni sulle operazioni e sui beneficiari dei progetti cofinanziati dai Fondi SIE.
Il nuovo Accordo di Partenariato 2021-2027 è giunto ormai alla sua versione finale. Un quadro di opportunità significative con un protagonismo delle regioni confermato e un ruolo dei Programmi nazionali importante in chiave di auspicata sinergia con gli interventi del PNRR, ma anche un quadro di rischi cui prestare particolare attenzione, con una concentrazione di spesa pubblica senza precedenti.
L’Accordo di Partenariato 2021-2027 ha ridisegnato le strategie per la capacità amministrativa cofinanziate dai Fondi, introducendo diverse innovazioni rispetto al 2014-2020: maggiore concentrazione sull’efficienza dell’attuazione, più sostegno alle istituzioni e ai beneficiari territoriali, integrazione delle linee di intervento, adozione di un approccio strategico. L’efficacia attesa di queste strategie è collegata alla pertinenza delle misure che saranno concretamente implementate e ad un recupero generale della qualità di governo, ancora insufficiente secondo le elaborazioni promosse dalla Commissione europea.
La coesione territoriale è una priorità del PNRR: si prevede di riservare alle regioni meridionali il 40% delle risorse “territorializzabili”; tuttavia, i requisititi richiesti di bandi e la capacità di progettazione della PA possono vanificare questi propositi.
Il servizio idrico in Italia è caratterizzato da un’eccessiva frammentazione della governance che si traduce in inefficienze e sprechi. Paradossalmente tutto ciò rende problematico che gli enti locali possano accedere alle risorse del PNRR predisposte per questo settore.
Il patrimonio culturale, se adeguatamente valorizzato, può rappresentare un motore di sviluppo locale. Mettere la cultura al centro di politiche dedicate allo sviluppo significa puntare ad investire sulle specificità locali, sulle potenzialità delle risorse territoriali, sulle conoscenze, le capacità e il capitale sociale allo scopo di stimolare creatività, innovazione e progresso sostenibile. Le potenzialità del patrimonio culturale sono molteplici, come le sfide da affrontare per garantire strategie di valorizzazione lungimiranti ed efficaci.
La rivista è aperta a coloro che ritengono di avere un contributo da offrire al dibattito. La collaborazione avviene promuovendo articoli di carattere puntuale e/o gruppi di articoli coordinati su un tema. I contributi hanno una lunghezza compresa tra quattro e seimila caratteri. Per ogni richiesta di approfondimento: info@dite-aisre.it
La storia dell’ex Caserma Trieste racconta le politiche atte a riscattare quest’area abbandonata per farne un modello utile a realtà simili. Purtroppo, nel quadro geopolitico grandemente mutato, l’importanza del confine nord-orientale italiano assume un nuovo ruolo e la retrocessione dei luoghi ex-militari alle comunità locali è più così certa.
In anni recenti molti esponenti del mondo accademico e tra i policy makers si sono schierati contro la narrazione dominante che le zone marginali siano destinate ad un inesorabile destino di abbandono e lenta scomparsa. Esistono in realtà alcuni territori, che abbiamo definito ‘vibranti’, capaci di resistere alla tendenza allo spopolamento adattandosi alla loro perifericità. Comprendere quali siano gli elementi esogeni, o quali le risorse endogene su cui hanno fatto perno, diviene un importante fattore di conoscenza per chi ha la responsabilità di proporre strumenti per promuovere la coesione territoriale e ridurre le disparità territoriali.
Il reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane è da anni oggetto di riflessione e costruzione di politiche pubbliche in diverse metropoli globali. L’insediamento e la crescita di imprese nel campo della manifattura digitale e del nuovo artigianato sono perseguiti allo scopo di contribuire al rilancio del ceto medio correlato a nuovi processi di rigenerazione. Tale tematica chiama in causa il rapporto fra aree urbane e territori produttivi che nel caso di Milano suggerisce nuove forme di divisione del lavoro fra il capoluogo lombardo e il Made in Italy su scala nazionale.