22 Febbraio, 2025

I rischi di una crescita trainata dal turismo per il futuro del Nord Est

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Qualche mese fa, un lungo articolo del Wall Street Journal rilanciava l’idea del turismo a trazione americana come motore per la crescita economica dell’Europa. Partendo dal successo di Lisbona e di altre città investite dall’onda di turisti in arrivo dagli Stati Uniti, l’articolo ha messo in evidenza l’impatto economico degli arrivi enfatizzando, allo stesso tempo, i pericoli derivanti da una crescita in grado di spiazzare settori che contribuiscono alla solidità di regioni e nazioni nel medio e lungo termine. 

La crescita del turismo è reale ma non meno importanti sono i rischi legati alle dinamiche che abbiamo imparato a etichettare come overtourism. Le testimonianze raccolte da Tom Fairless del WSJ riflettono la preoccupazione per un’economia, quella dei paesi del sud dell’Europa, che stenta a produrre davvero ricchezza. “Per i politici europei, far aprire hotel o ristoranti è più facile che incentivare le persone a costruire un’industria manifatturiera avanzata, che è ad alta intensità di capitale e richiede molto tempo per essere ripagata”. Il turismo è la strada più facile per creare ricchezza nel breve termine. “Qual è l’incentivo a cercare l’ingegno e ad affrontare il dolore della creazione di nuovo valore economico se il turismo funziona?”.

Anche in Italia le statistiche rilasciate dall’Istat nei mesi scorsi confermano l’importanza del contributo del settore turismo alla crescita del PIL. Grazie soprattutto agli arrivi internazionali, l’Italia consolida un trend economico positivo per il 2024 con valori di crescita del PIL superiori a quelli della Germania e di diversi paesi del Nord Europa. L’analisi del dato aggregato merita una riflessione. Se è vero che il turismo trainato dagli arrivi targati US costituisce il fattore di spinta dell’economia nazionale, è altrettanto vero che la manifattura continua a calare da ormai più di un anno, mentre le costruzioni hanno visibilmente rallentato la propria spinta in assenza degli incentivi fiscali degli anni passati. Il quadro che emerge dalla fotografia dell’Istat è, insomma, più problematico di quello che potrebbe apparire a prima vista. E’ un quadro che rischia di confermare in pieno le osservazioni critiche che emergono dall’analisi del Wall Street Journal.

Partiamo dalle specificità del comparto turistico. Il settore ha caratteristiche che si riflettono prima di tutto in termini di crescita della produttività e di qualità del lavoro. Il turismo, segnala un’ampia letteratura, favorisce la rendita, offre lavori poco qualificati, più precari rispetto alla media e spesso mal retribuiti. Una serie di elaborazioni proposte da Riccardo Trezzi mettono bene in evidenza i rischi di una scommessa sul turismo come “petrolio dell’Italia” proprio perché le remunerazioni del comparto sono strutturalmente inferiori a quelle di altri comparti capaci di crescere in termini di produttività. Nel corso dell’ultimo ventennio le remunerazioni orarie nel settore alberghiero e in quello della ristorazione sono cresciute in Italia in modo significativamente più contenuto rispetto alle remunerazioni legate ai comparti della manifattura e della ricerca e sviluppo. Il consolidamento di una classe media in grado di sostenere il costo della vita passa attraverso politiche che mantengano un equilibrio fra crescita del turismo e settori in cui la produttività è suscettibile di miglioramenti significativi nel medio e lungo termine. 

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Soprattutto rischia di peggiorare sensibilmente la vita delle città investite dai flussi. L’overtourism è diventato un fenomeno ampiamente riconosciuto dai media e dalle comunità locali. Città come Venezia, Firenze e Roma sono citate a livello internazionale come esempi, in negativo, di un rapporto deteriorato fra turisti e residenti. In altri contesti internazionali questa tensione ha già generato scelte politiche rilevanti. A Barcellona, la tensione fra turismo e residenza ha innescato provvedimenti amministrativi come la revoca di oltre diecimila licenze per locazioni turistiche entro il 2028. In Italia il dibattito sulle forme di contenimento dei flussi non ha ancora messo in moto una vera proposta per ridefinire il mercato delle abitazioni e contenere i disagi per la popolazione residente. 

Nel Nord Est, la crescita del settore turistico rischia di destabilizzare la struttura economica di un territorio che ha potuto contare su un’alleanza fra settori diversi in grado di coabitare in modo virtuoso. Il prevalere di attività ricettive rischia di spiazzare il comparto manifatturiero e i progetti legati all’innovazione. Soprattutto, rischia di allontanare i giovani riducendo in modo significativo l’attrattività dei nostri territori. Il calo demografico e la competizione internazionale suggeriscono da tempo di promuovere politiche a sostegno dei giovani per consolidare, soprattutto nelle aree urbane, attività capaci di favorire innovazione e competitività. Una crescita sproporzionata del turismo non favorisce questa attrattività. I neolaureati (italiani e non) che si affacciano al mondo del lavoro trovano oggi più interessante puntare sulle aree metropolitane dell’Europa del Nord piuttosto che versare una quota significativa del proprio stipendio a proprietari di case sempre più attratti dalla possibilità di affitti brevi gestiti attraverso le principali piattaforme online.  

Non è solo un problema strettamente economico. È anche un problema di simboli. Le città del Nord Est, in primis Venezia e Verona, iniziano a scontare un’immagine prevalentemente turistica, incompatibile con le priorità di chi lavora, poco coerente con la presenza di istituzioni scientifiche e culturali di livello internazionale. Progetti di crescita legati alla nascita e al consolidamento di start up innovative hanno bisogno di spazi accessibili per i giovani, di affitti plausibili, di servizi di mobilità coerenti, di eventi culturali in cui sentirsi protagonisti. Fra i principali danni dell’overtourism c’è anche la difficoltà nel promuovere in modo credibile attività legate alla ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. 

Come uscire dall’impasse? Prima di tutto dichiarando l’esistenza del problema e iniziando a misurare i numeri chiave del fenomeno. Non è accettabile che l’immagine di Venezia costituisca lo sfondo per tutte le slide che parlano di overtourism a ogni convegno internazionale senza una reazione a riguardo. Il rapporto prodotto da Federalberghi sull’overtourism in Veneto è un passo importante verso una diversa consapevolezza. In secondo luogo, iniziando a sperimentare soluzioni per la regolazione dei flussi, avviando cantieri sperimentali sul fronte delle nuove tecnologie, attivando un confronto con altre regioni in Europa e nel mondo. Le statistiche sul turismo ci dicono che i trend di crescita sono strutturali. Un territorio come il Nord Est ha il dovere di riflettere su come gestire i flussi introducendo soluzioni regolatorie e tecnologie innovative all’altezza. 

Ulteriori approfondimenti

*Questo articolo riprende e sviluppa una precedente versione apparsa sul Nordesteconomia nel mese di agosto 2024.

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