L’Italia si caratterizza, ormai in modo stabile, per una struttura della popolazione di tipo regressivo: ha un numero di anziani più elevato rispetto al numero di giovani.
L’indice di vecchiaia, calcolato come il rapporto tra gli over65 e gli under14, moltiplicato per 100, sintetizza proprio questo concetto e non a caso nel 2023 si attesta a quota 193,1.
Oggi nel nostro Paese si contano 14 milioni di persone che hanno già compiuto 65 anni di età, circa la metà di questi ha più di 74 anni e 4 milioni e mezzo hanno dagli 80 anni in su: complessivamente siamo al 24% della popolazione anziana e la quota, salvo inversioni di tendenza, è destinata a crescere. Secondo le più recenti stime Istat, infatti, è previsto un indice di invecchiamento pari al 33% nel 2065.
L’indice di invecchiamento e di vecchiaia in Italia, per regione, 2023 | ||
Regione | Indice di invecchiamento | Indice di vecchiaia |
Piemonte | 26,4% | 225,5 |
Valle d’Aosta | 25,0% | 205,9 |
Lombardia | 23,3% | 182,0 |
Trentino-Alto Adige | 21,8% | 150,8 |
Veneto | 24,1% | 195,1 |
Friuli-Venezia Giulia | 26,9% | 237,2 |
Liguria | 28,9% | 270,8 |
Emilia-Romagna | 24,5% | 198,4 |
Toscana | 26,2% | 226,1 |
Umbria | 26,7% | 229,8 |
Marche | 25,9% | 218,8 |
Lazio | 23,1% | 184,0 |
Abruzzo | 25,3% | 212,8 |
Molise | 26,5% | 245,3 |
Campania | 20,5% | 148,6 |
Puglia | 23,8% | 193,6 |
Basilicata | 24,9% | 220,6 |
Calabria | 23,6% | 183,7 |
Sicilia | 22,9% | 172,0 |
Sardegna | 26,2% | 252,8 |
ITALIA | 24,0% | 193,1 |
I dati finora esposti sono principalmente legati a due tendenze: un calo delle nascite inesorabile ed una maggiore durata della vita.
Rispetto al primo punto basti pensare che nel corso del 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’Unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Rispetto al secondo punto, invece, va fatto riferimento alla speranza di vita alla nascita, che per un bambino nato oggi è pari a circa 80 anni per i maschi e 85 anni per le femmine, e all’aspettativa di vita, che per chi attualmente ha già 65 anni è di circa altri 20 anni in media.
Il contesto appena descritto di gravissima denatalità ed invecchiamento della popolazione, insieme alla frenata del PIL e a un quadro di instabilità mondiale che certo non aiuta, determina la sfida di trovare un equilibrio tra sostenibilità del SSN e welfare di comunità adeguato alle esigenze dei più fragili.
Oggi più che mai appare necessario ripensare alle politiche dell’integrazione socio-sanitaria in maniera profonda, perché su questo versante si gioca il destino della fascia più debole della popolazione: gli anziani non autosufficienti, destinati ad aumentare nel breve periodo, spesso aggravati da malattie croniche.
L’OMS incoraggia iniziative dirette al mantenimento di un “invecchiamento attivo”, inteso come un processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano, perché l’invecchiare in maniera attiva comporta benefici sulla salute fisica e psicologica. Si tratta di un processo che rimette in circolo competenze, tempo, hobby, turismo, ecc., e che ha trovato spazio anche nell’economia attraverso quella che viene definita “silver economy”. Un processo organizzato e non occasionale, in grado di posticipare e ridurre il carico che le patologie croniche hanno sulla popolazione anziana.
In questa direzione si muove la recente Legge n. 33 del 23 marzo 2023, contenente “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”, un provvedimento che riguarda la materia dell’invecchiamento attivo, della promozione dell’inclusione sociale e della prevenzione della fragilità; la materia dell’assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria per le persone anziane non autosufficienti; le politiche per la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane, anche non autosufficienti.
Il testo di legge contiene i criteri che il Governo dovrà seguire nel configurare il futuro assetto dell’assistenza sociale, sanitaria e socio-sanitaria per le persone anziane non autosufficienti in tutta Italia, con principi che garantiscano la promozione del valore umano, sociale, culturale ed economico di ogni stagione della vita.
Ancor più dopo il Covid, è chiara a tutti la necessità di un sistema socio-sanitario robusto. Senza integrazione non c’è continuità assistenziale e l’integrazione fra le competenze e le azioni sanitarie e sociali è una necessità per la qualità stessa degli interventi. Tutto questo richiede una programmazione coordinata a livello centrale e fortemente integrata a livello territoriale.
*Il lavoro riflette esclusivamente le opinioni degli autori senza impegnare la responsabilità dell’Istituzione di appartenenza
Ulteriori approfondimenti
IFEL e Federsanità (2023), Salute e territorio. I servizi socio-sanitari dei Comuni italiani – Rapporto 2024.
ISTAT, Indicatori demografici e Scenari demografici.
Legge 23 marzo 2023, n. 33, Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. (23G00041) (GU Serie Generale n.76 del 30-03-2023).