Libere, non coraggiose. Le donne e la paura nello spazio pubblico (Andreola & Muzzonigro, LetteraVentidue 2024) è frutto della più ampia ricerca Sex & the City, commissionata da Milano Urban Center (Comune di Milano) attraverso la call Urban Factor, che già nel 2021 aveva portato alla pubblicazione di Milano Atlante di genere (LetteraVentidue 2021). Mentre l’Atlante aveva l’obiettivo di rendere esplicite le tematiche connesse a una lettura di genere della capitale lombarda – individuando i luoghi, le infrastrutture, i servizi, le reti di soggetti legati alle diverse sfere della vita quotidiana di donne e minoranze di genere –, Libere, non coraggiose approfondisce il tema della paura che le donne e le soggettività queer percepiscono nell’attraversare gli spazi pubblici della città, soprattutto di sera e di notte.
Lo scopo di questo studio, che deve moltissimo alle numerose ricerche condotte su scala internazionale negli ultimi quarant’anni e oltre, è indagare la natura di questa paura, le sue radici culturali e sociali nonché le conseguenze sui comportamenti dei diversi soggetti coinvolti. Il fine ultimo è di esplorare come la pianificazione possa intervenire, immaginando e costruendo le condizioni per ridurre, se non addirittura invertire, la tendenza delle donne a sentirsi insicure nello spazio condiviso. Siamo infatti convinte che la città nella sua forma fisica abbia un ruolo importante e che determinati comportamenti siano resi possibili anche dalla configurazione dei luoghi, oltre che, naturalmente, dai modi prevaricanti di molti uomini.
La ricerca si articola in quattro sezioni. Per primo, approfondiamo il rapporto fra le donne, la notte e la paura negli spazi pubblici a partire da un dato: le donne esprimono maggior insicurezza nello spazio pubblico rispetto agli uomini, soprattutto di sera e di notte. Tuttavia – al netto delle mancate denunce per molestie o aggressioni subite – tale percezione di insicurezza non si costruisce in relazione al dato di realtà che, al contrario, mostra come le città italiane siano sempre più sicure e i crimini commessi nello spazio pubblico colpiscano in misura maggiore gli uomini rispetto alle donne.
La paura spinge le donne a usare la città in maniera diversa e a costruire percorsi ritenuti più sicuri: deviazioni, evitamenti, cambi di passo costruiscono una «geografia della paura delle donne» (Valentine 1989) che costituisce di per sé una limitazione della libertà di utilizzo dello spazio pubblico. La tesi che sosteniamo è che la paura che le donne percepiscono negli spazi pubblici ha più a che fare con la rappresentazione del crimine e la sua costruzione mediatica, che con la realtà di esso. Questa percezione è costruita attorno a immagini simboliche che identificano nel maschio, nel migrante, nella persona percepita come non abituale, il potenziale criminale e la donna come vittima.
La ricerca si sposta poi sul piano operativo, proponendo una serie di pratiche e politiche urbane che si stanno diffondendo a livello internazionale e che intendono contrastare questa percezione di insicurezza e creare condizioni di maggiore accessibilità e libertà nell’uso della città. Il passo da compiere è duplice: da un lato bisogna garantire la presenza di più donne negli spazi pubblici, dall’altro è necessario trasformare gli spazi stessi, rendendoli capaci di accogliere bisogni e desideri diversi. Nello specifico riteniamo centrali i temi dell’illuminazione, della forma degli spazi pubblici, della presenza di servizi, del modo in cui è assicurato il trasporto pubblico.
La terza sezione prende in esame la pratica delle “camminate esplorative” come metodo partecipato che si propone di coinvolgere direttamente le donne nella costruzione della città. Pratica ormai consolidata in ambito internazionale, la camminata esplorativa mette in luce l’importanza di includere i corpi e le voci femminili nella costruzione degli spazi pubblici.
Infine, ci siamo confrontate con il caso di Milano. Abbiamo messo a confronto la percezione che le donne milanesi hanno degli spazi pubblici con i dati di realtà relativi ai crimini commessi negli stessi luoghi. L’analisi è condotta sulla base di un’ampia quantità di interviste e focus group che evidenziano criticità e opportunità della città di Milano in merito alla sicurezza delle donne: diverse interviste a gruppi di cittadinanza attiva e amministratori pubblici raccontano iniziative e provvedimenti. Al contempo l’evidenza empirica dell’inefficacia delle politiche securitarie si esprime chiaramente nel caso di Stazione Centrale, dove a fronte di una militarizzazione del luogo non cala la percezione di insicurezza. È dunque necessario cercare soluzioni nuove, frutto di politiche ad ampio respiro, che siano capaci di trasformare davvero le nostre città.
Libere, non coraggiose si configura non solo come una ricerca, ma anche come una chiamata all’azione per gli attori coinvolti nella pianificazione e nella gestione urbana. È solo attraverso un impegno collettivo e un cambiamento culturale che sarà possibile superare le barriere della paura e costruire spazi urbani in cui le donne, e dunque tutti i corpi, possano muoversi liberamente, senza timori né restrizioni. Perché una città in cui le donne e le minoranze di genere si sentono al sicuro sarà una città più sicura anche per tutti gli altri, uomini compresi.
Ulteriori approfondimenti
AAndreola, F., & Muzzonigro, A. (2024). Libere, non coraggiose: Le donne e la paura nello spazio pubblico. 3ª edizione, Milano Urban Center. ISBN 9788862428859.
Andreola, F., & Muzzonigro, A. (2023). Milan Gender Atlas. Milano Urban Center. (Serie: Milano Urban Center, numero 1). ISBN 9788862425957. (Edizione originale pubblicata nel 2021).