8 Settembre, 2024

Tra pratiche e politiche: gli Spazi di Comunità come oggetto di policy

Tempo di lettura: 7 minuti

Costruire una bussola nel dibattito su recupero e riuso degli spazi pubblici

Community hub, spazi ibridi, nuovi centri culturali: i termini con i quali in Italia si parla di spazi di comunità sono molteplici e rispecchiano l’alta variabilità delle finalità̀ collettive espresse da queste pratiche. Nell’ottica di ricomporre un quadro nazionale di queste esperienze, la ricerca Spazi di comunità si è posta il problema di dare una definizione comprensiva. La costruzione della definizione è iniziata dal riconoscimento di alcune caratteristiche ricorrenti di questi spazi, a partire da un confronto con una molteplicità di schemi interpretativi proposti dalla letteratura. Nonostante questi oggetti non trovino una raffigurazione univoca, esistono alcune caratteristiche identificative leggibili in maniera trasversale all’insieme delle esperienze:

  • La presenza del riuso, quindi di spazi in precedenza dismessi o sottoutilizzati;
  • Il rapporto di prossimità̀ che creano con il contesto locale;
  • La capacità di attivare il potenziale dell’area su cui insistono e catalizzare risorse ed energie;
  • La tendenza a coinvolgere diversi e nuovi attori e a creare reti, strutturandosi secondo governance multiattoriali e collaborative;
  • La dimensione ibrida che connota le attività che si svolgono al suo interno;
  • L’essere luoghi in cui le persone possono sperimentarsi attivamente come cittadini e cittadine e in cui si sperimentano nuove forme di mutualismo;     
  • La capacità di dare spazio a pratiche di co-creazione di visioni di futuro;
  • La dimensione generativa in termini di servizi, nuovi modelli, nuove relazioni e nuove economie locali.

Queste caratteristiche concorrono alla definizione degli Spazi di comunità̀ come: 
“Pratiche collaborative pubblico-privato-comunità̀ basate sul riuso adattivo di spazi in un’ottica di bene comune.
Innescano sul territorio sperimentazioni che generano nuovo valore a supporto di diverse forme di welfare, economie civiche, innovazione collaborativa, azioni di inclusione, cura ed empowerment delle comunità̀ di riferimento.
Offrono e ospitano usi, anche spontanei, attività e servizi che spesso rispondono a un modello ibrido e polifunzionale. Adottano forme di governance tendenzialmente aperte, collaborative e multistakeholder.
Sono esperienze caratterizzate da una dimensione contestuale che le porta a mutare nel tempo in dialogo con le evoluzioni del territorio grazie alla capacità di leggerne necessità e potenzialità̀. Si prestano ad essere spazi di osservazione, riflessione, immaginazione civica, apprendimento istituzionale e costruzione di policy”.             

Politiche in cerca di pratiche, una lettura nazionale     

La ricostruzione di un quadro analitico delle politiche pubbliche e dei dispositivi privati che – negli ultimi dieci anni – hanno sostenuto gli Spazi di Comunità nasce dall’esigenza di comprendere come questi oggetti rientrano nei radar delle politiche pubbliche, superando la connotazione eroica ed episodica delle best practices. Gli Spazi di Comunità̀ rappresentano infatti un’opportunità̀ di ridisegnare alla scala di prossimità̀ processi di coesione e di sviluppo locale. 

La ricerca ha guardato dunque a queste esperienze come opportunità̀ di costruzione di policy.
Queste considerazioni hanno guidato la costruzione di un perimetro di 83 dispositivi di policy, la cui analisi fa emergere alcune tendenze rilevanti.

Figura 1 – Le 83 politiche analizzate dalla ricerca “Spazi di Comunità”

I dispositivi di policy che hanno sostenuto esperienze di Spazi di Comunità sono molto diversi tra loro sia sotto il profilo territoriale (dove agiscono), sia sotto quello del settore di policy (perché agiscono), sia per gli strumenti e la capacità di spesa che li caratterizzano (come agiscono), sia per il diverso livello di consapevolezza e visione che hanno sul tema degli Spazi di Comunità (verso dove agiscono).

Ci sono tuttavia alcuni elementi che è rilevante sottolineare.

Il primo è di natura territoriale: in Italia ci sono due polarità̀ in cui si concentrano un numero consistente di politiche per gli spazi: le Regioni del nord-ovest (soprattutto Lombardia e Piemonte) e la Regione Puglia. Le prime si caratterizzano per un’importante azione degli enti filantropici, mentre la Puglia è un unicum per la presenza e la stratificazione di dispositivi pubblici, regionali e locali.

Il secondo riguarda gli obiettivi di policy, ovvero la ragione per cui una certa politica sceglie di sostenere gli Spazi di Comunità. 

In una prima classe di dispositivi, gli Spazi sono interpretati come funzionali al perseguimento di alcuni obiettivi di contenuto che possono essere di natura culturale, di sviluppo economico o di politica giovanile. Al contrario, altri dispositivi si concentrano su obiettivi di processo, in particolare legati alla partecipazione civica.

C’è poi un’altra classe di politiche per le quali il riuso sociale degli spazi è un obiettivo “in sé e per sé”, condizione abilitante per perseguire obiettivi tematici diversi. In altre parole, si tratta di politiche che affermano che è importante sostenere queste pratiche senza vincolarsi ad obiettivi specifici perché, se riconosciute nella loro dimensione ibrida e dinamica, queste sapranno farsi interpreti delle esigenze contestuali dei territori su cui agiscono.

Da questa considerazione muovono diverse politiche, che operano con strumenti diversi. È il caso, ad esempio, degli interventi che promuovono “l’infrastrutturazione” del territorio con gli spazi, come nel caso delle reti delle Case di Quartiere a Torino, Reggio Emilia, Latina e a Brindisi. In altri casi, si sceglie di orientare l’azione verso il sostegno alla gestione ordinaria degli spazi, per consolidarli in contingenze che determinano forte precarietà̀, come auspicato dal bando SPACE di Fondazione Compagnia di San Paolo e dall’ultima edizione del bando Culturability di Fondazione Unipolìs. 

Infine, ci sono dispositivi che combinano diversi strumenti, come nel caso di “Luoghi Comuni” in Puglia che unisce una dimensione di infrastrutturazione del territorio a una di processo, sostanziata nel ricorso alla co-progettazione, a una di contenuto, la crescita del terzo settore giovanile e il rafforzamento delle competenze dei ragazzi attraverso processi di apprendimento in situazione.

La Puglia come laboratorio nazionale per le politiche degli spazi      

La ricerca, qui in alcuni elementi illustrata, ha fatto emergere quello della Regione Puglia come un contesto pioniere, che ha saputo leggere – due decenni fa – il potenziale degli Spazi di Comunità intesi come infrastrutture di prossimità per perseguire finalità diverse (di welfare di comunità, di sviluppo economico locale, di attrattività per i giovani) e nel tempo ha saputo rinnovare il proprio sguardo affermando una vera e propria strategia territoriale di lunga prospettiva attorno a questo tema.

L’esperienza pugliese, combina alcuni elementi di particolare rilevanza.

In primo luogo, si riconosce a questo territorio il merito di aver promosso una stagione di policy fortemente innovativa, che ha saputo stabilizzare e consolidare nel tempo, mantenendo viva la relazione tra rinnovamento e capacità di leggere in modo dinamico e contemporaneo i bisogni a cui i dispositivi potevano rispondere.

In secondo luogo, l’esperienza pugliese mostra l’importanza di combinare competenze tecniche interne all’amministrazione regionale, esterne e ibride, in particolare attraverso l’Agenzia ARTI, affermatosi come centro di competenze stabile. Si tratta di un’alleanza sussidiaria, che ha saputo promuovere, anche tra diversi livelli dell’amministrazione territoriale coinvolti nello sviluppo di questi interventi, accompagnando gli enti locali a misurarsi con queste esperienze, la comprensione del senso, delle finalità e del potenziale per i loro territori.

Infine, la Puglia ha mostrato come sviluppare una relazione inedita tra pubblica amministrazione e cittadinanza attiva, che, anche grazie a nuovi strumenti di comunicazione, accompagnamento e relazione, si è trovata nella posizione di percepire il bene comune come il prodotto dell’intervento condiviso e co-responsabile tra pubblica amministrazione e cittadinanza.”

Ulteriori approfondimenti

NUVAP – La ricerca Spazi di Comunità – Ricerca valutativa sulle pratiche di riuso di spazi dismessi a fini collettivi è accessibile al seguente link: 

https://www.valutazionecoesione.it/valutazioni/doc/2023_11_Ricerca_Val_Spazi-di-Comunita.pdf

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